la storia del karate-do
Il Karate fu all'origine un'arte marziale, cioè una disciplina legata al combattimento che raccoglieva al suo interno determinate pratiche e tecniche
codificate fondate a loro volta su particolari principi tecnici, culturali e filosofici. E' un metodo di combattimento senza armi, come dice il suo nome: "kara" vuol dire vuota, e "te" vuol dire mano. Il Karate è dunque l'arte del combattimento a mano nuda.
In realtà le possibilità che esso offre sono molto più numerose. Arte guerriera senz'armi, utilizza con una maniera efficace e sistematica tutte le parti del corpo
umano per fare fronte ad un avversario anche se armato. Il karateka, cioè colui che pratica
il Karate, dispone in effetti di una moltitudine di armi: non solamente
il pugno, ma anche i piedi, il gomito, il ginocchio. Queste armi sono metodicamente allenate, al fine di essere capace, se il caso lo richiedesse, di mettere fuori combattimento
un eventuale aggressore. Il karateka porta allora un colpo unico ma potente e decisivo, sui punti vitali del corpo del suo avversario.
Ai nostri giorni, il Karate è diventata un'arte di difesa. Il karateka non reagirà se non dopo l'attacco di un avversario.Tutti i kata, le antiche tecniche che si tramandano da maestro ad allievo,infatti, iniziano con una tecnica di difesa.
Questa è la prima regola che imparano le cinture bianche quando varcano la soglia di un dojo, il luogo dove si pratica la via delle Arti marziali.
Metodo efficace di difesa personale,il Karate è anche un severo metodo
di auto-disciplina, di autocontrollo, di meditazione, ed aiuta ad acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti. E' anche uno sport e una eccellente e completo metodo di preparazione ginnica per la propria salute
La storia, o la leggenda, racconta che intorno al 500 a.C. un monaco buddista, Bodhidharma, dall’India si spostò in Cina presso il monastero di Shaolin dove mise a punto all’inizio un semplice metodo d’educazione fisica. Lo scopo era di dare ai suoi discepoli i mezzi per conservare la forma e la salute attraverso degli esercizi destinati a compensare lunghe ore di meditazione. In ragione della sua efficacia in combattimento, il metodo servì ben presto ai monaci per difendersi dalle numerose aggressioni di cui erano vittime nel corso delle loro peregrinazioni. Era nata la boxe cinese, chiamata con vari nomi tra cui Chuan fa, Shaolin chuan, Tang shou tao.
codificate fondate a loro volta su particolari principi tecnici, culturali e filosofici. E' un metodo di combattimento senza armi, come dice il suo nome: "kara" vuol dire vuota, e "te" vuol dire mano. Il Karate è dunque l'arte del combattimento a mano nuda.
In realtà le possibilità che esso offre sono molto più numerose. Arte guerriera senz'armi, utilizza con una maniera efficace e sistematica tutte le parti del corpo
umano per fare fronte ad un avversario anche se armato. Il karateka, cioè colui che pratica
il Karate, dispone in effetti di una moltitudine di armi: non solamente
il pugno, ma anche i piedi, il gomito, il ginocchio. Queste armi sono metodicamente allenate, al fine di essere capace, se il caso lo richiedesse, di mettere fuori combattimento
un eventuale aggressore. Il karateka porta allora un colpo unico ma potente e decisivo, sui punti vitali del corpo del suo avversario.
Ai nostri giorni, il Karate è diventata un'arte di difesa. Il karateka non reagirà se non dopo l'attacco di un avversario.Tutti i kata, le antiche tecniche che si tramandano da maestro ad allievo,infatti, iniziano con una tecnica di difesa.
Questa è la prima regola che imparano le cinture bianche quando varcano la soglia di un dojo, il luogo dove si pratica la via delle Arti marziali.
Metodo efficace di difesa personale,il Karate è anche un severo metodo
di auto-disciplina, di autocontrollo, di meditazione, ed aiuta ad acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti. E' anche uno sport e una eccellente e completo metodo di preparazione ginnica per la propria salute
La storia, o la leggenda, racconta che intorno al 500 a.C. un monaco buddista, Bodhidharma, dall’India si spostò in Cina presso il monastero di Shaolin dove mise a punto all’inizio un semplice metodo d’educazione fisica. Lo scopo era di dare ai suoi discepoli i mezzi per conservare la forma e la salute attraverso degli esercizi destinati a compensare lunghe ore di meditazione. In ragione della sua efficacia in combattimento, il metodo servì ben presto ai monaci per difendersi dalle numerose aggressioni di cui erano vittime nel corso delle loro peregrinazioni. Era nata la boxe cinese, chiamata con vari nomi tra cui Chuan fa, Shaolin chuan, Tang shou tao.
Nel XVI° secolo, sotto la dinastia Ming, i cinesi conquistarono l’isola di Okinawa, nel Pacifico. Così le “arti del pugno” cinese si incontrarono e fusero con le arti di combattimento locali; nacque il Karate d’Okinawa o Okinawa-te, l’arte di Okinawa. Due secoli più tardi uno slancio decisivo fu dato da Shimazu, signore feudale giapponese, allorché conquistò l’arcipelago delle isole Ryukyu.
Okinawa passò sotto il giogo giapponese e gli isolani si videro interdire il possesso di tutte le armi. Questo divieto produsse l’effetto contrario in quanto gli isolani si riversarono sulla pratica dell’Okinawa-te, raggiungendo un alto livello tecnico. Il Karate, non ancora noto con questo nome, si sviluppò allora nella sua forma più violenta, con lo scopo di poter uccidere a mano nuda. Degli allenamenti speciali, destinati ad indurire le armi naturali del corpo umano, furono messe appunto, anche con l’ausilio di particolari attrezzi, come il makiwara, la treccia di paglia.
Fu nel XX° secolo che dei maestri di Okinawa-te si recarono in Giappone. Il primo fu, nel 1917 e poi nel 1922, Gighin Funakoshi. Le sue dimostrazioni a Tokio furono memorabili e scatenarono l’entusiasmo e l’interesse di giapponesi. Da esse il Karate iniziò una diffusione straordinario in tutto il mondo.
Se Gighin Funakoshi è considerato universalmente il papà del Karate moderno, altri due maestri ebbero la loro importanza: Kewa Mabuni e Miyagi Chojun. Sono stati loro a dare origine a tre grandi stili di karate giapponese:
lo stile Shotokan (creato da Funakoshi), basso e leggero;
lo stile Shito ryu (creato da Mabuni), un po’ più alto e potente;
lo stile Goju ryu (creato da Miyagi), dagli spostamenti più piccoli, ma con colpi molto potenti.
A questi tre stili ne va aggiunto un quarto, il Wado ryu, il più giovane, nato nel 1934 ad opera del maestro Hironori Otsuka, cinesiterapista di professione e antico allievo di Funakoshi. Il suo nome significa "lo stile della Via della Pace. E’ il primo stile di ad essere originario del Giappone. E’ uno degli stili più dinamici, caratterizzato da posizioni più alte e dall’uso diffuso delle schivate.
Questi sono solo gli stili più conosciuti. Ve ne sono diversi altri, ognuno con la propria storia e validità.
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